È il 6 giugno, un venerdì, siamo oltre la dpp di 2 giorni. È una calda serata e, come ogni sera, ho lievi contrazioni che vivo serenamente tra i giochi e le risate di mio figlio Alessandro. Dopo aver messo a letto (nel lettone) il cucciolo, mi ritrovo in balcone con mio marito entusiasta della tranquillità di questa nostra attesa in casa, di questa atmosfera di pace che ci accompagna in quest’ ultima fase di gravidanza. Intime, piacevoli e indimenticabili ultime serate in tre con la pancia, tepore già estivo, la casa è pronta ad accogliere il nostro “fagiolino”. Manca solo che Fagiolino decida che è ora di venire a conoscerci di persona!
Ho sempre contrazioni, ma questa volta sembrano più decise, così restiamo in ascolto coccolati da un po di musica a lume di candela. Sono sempre più regolari e inizio a preoccuparmi, voglio almeno allertare le ostetriche che decidono di passare. Si fermeranno tutta la notte a vegliarci. Una notte surreale, sospesa… Tutto finisce all’ alba. Vado a fare un tracciato (la prima visita non ostetrica in tutta la gravidanza, ma dopo una notte intera di contrazioni ci sta) e mi dicono “la strada è ancora moooolto lunga!”. Ho visto così l’ospedale dove dovrei partorire se qualcosa andasse storto e mi ha fatto venire i brividi. Intanto mi becco pure un’emicrania. Dopo pranzo dormo pesantemente.
6:00 del pomeriggio, sono sola e mi metto accovacciata sul puff della sala e muovo il bacino. Chiamo mio figlio. Arriva come un fulmine la prima vera contrazione, dura pochi istanti. Respiro e sorrido. Mezzora e sono sempre più vicine e regolari, ma sempre fulminee. Chiamo Sandro che è al museo astronomico con Ale. Alle 19:30 Ale è in doccia e Sandro prepara la cena mentre io mi vivo le mie onde sul divano. Alle 20:00 mi guardo un po di cartoni con Ale e “canto” le vocali con lui. 20:30 Sandro chiama le ostetriche. Io entro in vasca ma non riesco più a stare ferma. 21.00 Vado in camera e vomito. 21:30 Arrivano le ostetriche, mi danno una sbirciatina ma mi lasciano nel mio mondo senza invasioni. Iniziano a scaldare la stanza con la stufa elettrica e gli asciugamani con il forno. Giovanna mi prepara una bevanda energetica. Ale e Sandro addobbano la stanza con candele e conchiglie. Io canto e Giovanna mi poggia gli asciugamani caldi sui reni e mi aiuta, con la sua voce calda, a trovare il tono che in alcuni momenti perdo sopraffatta dal dolore.
Non so più che ore sono, mi perdo nel tempo ma resto presente al momento che sto vivendo… Ale gioca a briscola con le ostetriche, lo sento che ride e mi si scalda il cuore. Sandro è con me, mi sta vicino in silenzio. Gli dico di non andare mai via. Perdo le acque. Sono in piedi, sul letto, a carponi, sul fianco sinistro e inizio ad aprirmi, la vocale ora è “iiiiiiiiii”, ora so che partoriro’ un maschio, non è più Fagiolino, è Ivan. “Non ce la faccio più!!!” “iiiiiiiiii” “ho freddo! no ho caldo!” “iiiiiiiiii”. Giovanna mi sussurra di provare ad accovacciarmi. Ora provo, no aspetto ancora un po sul fianco sinistro. Ora ce la faccio, tocco la testa, lascio che il perineo si apra ancora un po ed esce la testa e poi sguscia fuori tutto. Giovanna “prendilo”. Mi sdraio e lo porto al petto e rido forte e dico “ciao!”.
È “mezzanotte e 17” dice Lorella. È veramente un maschietto, è bellissimo, è Ivan. E’ ora aspettiamo tutti insieme la nascita della placenta, mentre lui cerca il seno e ci guarda per la prima volta. Ale bacia il fratellino e poi và sul divano e crolla. Dopo una bella poppata mi faccio una lunga doccia. Sandro mi prepara una pasta al sugo e le ostetriche mi preparano il letto. 2:30 Facciamo un brindisi con del buon vino rosso, e finalmente mi addormento con il cucciolo al mio fianco e Sandro che ci guarda incantato.
E’ domenica 8, giugno, 2014.
La storia di Cristina e Ivan
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